"Mi sono spesso chiesto perchè fotografo in polaroid quello che potrei riprendere in digitale o con normali pellicole.
La risposta si rivela nel gesto stesso che metto in atto quando nella scelta di una inquadratura - già di per sè visione selettiva della realtà - opero una ulteriore riduzione con la quale cerco di arrivare all'essenza di ciò che vedo.
E' un tentativo di sintesi estrema reso efficace dall'immediata materializzazione del risultato e della sua delimitazione all'interno di una cornice che isola l'istante da ogni altra interferenza, rendendolo intimo e riservato come un "hortus conclusus".
Un piccolo "haiku" visivo che nella sua essenzialità poetica ti riconduce alla percezione più ampia del reale: strada tutt'altro che semplice da percorrere e che si smarrisce con facilità ma dove si trova l'appagamento nella fatica della ricerca".
I have often wondered why I take polaroids when I could be shooting digitally or with a normal film.
The answer lies in the act itself when, in choosing how to frame the subject - already a selective vision of reality - I perform a further reduction, through which I try to get to the essence of what I see. It is an attempt at extreme synthesis, effective because of the immediacy of the result and of its containment within a frame which isolates the instant from any other interference, making it intimate and private as a “secret garden”.
A little visual haiku whose poetic essentiality takes you back to the wider perception of reality: a road far from simple to travel and easily lost, but where the effort of the search is its own reward.