Dopo che l’orda dei visitatori di giornata fa ritorno nella vicina Venezia, una pace soffusa cala tra canali, case, calli e campielli riportando ad antiche atmosfere da cortile un mondo avvolto, fino a pochi istanti prima, nella frenesia del turismo di transito.
Burano, l’isola delle case colorate e dei merletti, due tradizioni che hanno trasformato una manciata di terra strappata al mare in un polo di attrazione inglobato, senza esserne fortunatamente s/travolto, nei circuiti escursionistici veneziani.
Burano fondata, come la maestosa Venezia, dagli abitanti in fuga dalla terraferma per sottrarsi alle invasioni di Unni e Longobardi.
Qui, intorno al VI secolo d.c., su queste isolette collegate da semplici ponti e forse già abitate nella precedente epoca romana, gli abitanti di Altino trovarono riparo battezzando il nuovo insediamento, fatto inizialmente di capanne poggiate su palafitte, con il nome di Boreana o Vicum Burianum, dalla denominazione dell’antica porta del paese d’origine rivolta a nord da cui tirava la bora, il freddo vento settentrionale.
L’isola, situata sotto vento rispetto alle brezze dominanti che soffiavano sulla laguna paludosa, è stata risparmiata dalle epidemie di malaria in particolare ma anche da quelle di peste che si succedettero ciclicamente nel corso dei secoli.
Da qui nasce una delle leggende che vuole le case di Burano colorate per distinguerle da quelle imbiancate con la calce dei colpiti dalla malattia. Ma altre più suggestive e poetiche raccontano che le mogli dei pescatori dipingessero con colori sgargianti le abitazioni per consentire ai loro mariti di ritorno dalla pesca nelle innumerevoli giornate grigie e nebbiose della stagione invernale - o meno romanticamente dalle fumose serate alcoliche in osteria - di individuare la loro casa anche da lontano. Altre ancora raccontano che fosse invece un modo pratico per distinguere le rispettive proprietà o i casati visto il limitato numero di cognomi e di ceppi famigliari presenti sull’isola.
Probabilmente la ragione si annida in ognuna di queste ipotesi fantasiose.
L’intero scenario urbanistico è fatto di case rustiche non più alte di un piano o due con semplici finestre bordate di bianco e senza particolari ornamenti. Manca l’imponenza di qualche palazzo nobiliare, ma questo in fondo è sempre stato solo un piccolo borgo di pescatori. Unica concessione verso l’alto è il campanile, fortemente pendente a causa del cedimento delle fondamenta, della Chiesa di San Martino, custode di una Crocifissione del Tiepolo.
Ma la brillantezza dei verdi e dei lilla, la profondità dei rossi, l’intensità dei blu, i bagliori dei gialli spalmati sulle pareti delle abitazioni ti accompagnano ad ogni passo: una camminata attraverso un caleidoscopio di colori dove anche la festosità dei panni stesi ad asciugare al sole tra casa e casa - troppo spesso di tonalità simili alla facciata che gli fa da sfondo per sembrare casuale – impreziosisce di nuovi cromatismi ogni percorso fra vicoli e cortili.
Si potrebbe quasi pensare che Arlecchino sia nato qui. Qui invece è nato il personaggio più famoso di Burano, il musicista Baldassarre Galuppi, detto il Buranello, stretto collaboratore di Carlo Goldoni, padre della Commedia dell’Arte. A lui sono dedicati la via principale e la grande piazza su cui si affaccia il gotico “Palazzo del Podestà” oggi sede del Museo del Merletto.
Tanto colore non poteva non attrarre l’attenzione di schiere di pittori e artisti che si sono ispirati alle luci della laguna e alle atmosfere variopinte di Burano creando, se non proprio una “scuola”, quantomeno un “movimento” le cui opere trovano l’insolita collocazione espositiva permanente presso lo storico ristorante “da Romano”.
Burano, insomma, accoglie gioiosa il visitatore occasionale regalandogli momenti di spensieratezza e di serenità senza per questo voler dimenticare, dietro la frizzante policromia che la caratterizza, le difficoltà della vita di un tempo ma dandone anzi testimonianza e possibile via risolutiva insieme al candore e alla straordinaria bellezza artistica dei suoi merletti meta del nostro prossimo viaggio.