Avrebbe potuto essere uno dei tanti suggestivi paesi medievali che costellano il territorio appenninico della nostra penisola o uno degli innumerevoli borghi storici destinati al progressivo degrado architettonico legato alla migrazione della sua popolazione verso l’urbanizzazione costiera o ancora uno degli infiniti esempi di villaggi rurali destinati a soccombere sotto la spinta dell’industrializzazione, ma … così non è stato.
Valloria è sopravvissuta, Valloria ha continuato a vivere grazie all’amore di chi, pur risiedendo e lavorando altrove, non ha dimenticato le proprie origini ed è ritornato prima nei fine settimana a coltivare l’orto e a cercare un ritaglio di serenità e poi a ripopolarne le case regalando loro una nuova vita. Immersa in un anfiteatro collinare verde-argento fatto di ulivi della raffinata qualità “taggiasca”, l’antica Vallis Aurea, dal colore dell’olio che si produce da sempre, è sempre lì più frizzante che mai.
All’uscita “Imperia Ovest” lungo l’Autostrada dei Fiori, a poche decine di chilometri dal confine con la Francia, un caratteristico cartello marrone tipico delle segnalazioni turistiche ti avverte: “Valloria, il paese delle porte dipinte”.
Perché questa è stata la geniale trovata dei suoi salvatori. Come dare nuova linfa vitale al borgo? Come caratterizzarlo per invitare la gente a venire a visitarlo? Cosa resta al di fuori della comune sagra estiva o dell’impossibilità di colorare i muri perché di pietra?
Si fa avanti la proposta vincente di dipingere le porte. Così i vecchi usci di legno di abitazioni, cantine, stalle e fienili diventano anno dopo anno le “tele” su cui si cimentano sconosciuti pittori locali e altri di fama nazionale o internazionale, non senza qualche resistenza iniziale dovuta alla atipicità dell’ambiente a cielo aperto e del supporto talvolta precario cui affidare nel tempo la propria creatività artistica.
A poco più di quindici anni di distanza le “porte dipinte” sono diventate 126: se all’inizio occorreva pregarli, oggi molti artisti fanno la coda pur di contribuire con una propria opera alla realizzazione di questo affascinante progetto, affrancati tra l’altro da ogni vincolo tecnico e stilistico.
Tra i tipici carruggi liguri, ragnatele di strette viuzze fra una casa e l’altra, lungo le scalinate o sotto le arcate di pietra delle abitazioni, sapienti macchie di colore ravvivano la monotonia dei muri: paesaggi, scene di vita quotidiana, visioni oniriche, immagini simboliche, graffiti e sculture si susseguono senza interruzione creando una singolare pinacoteca che ha permesso a Valloria (www.valloria.it) di essere annoverata a pieno titolo nell’associazione nazionale dei “Paesi Dipinti” (www.paesidipinti.it). E come in una vera pinacoteca ogni porta è illuminata da un faretto temporizzato che ne consente la visione anche nelle buie giornate invernali o nelle fresche serate estive dando origine ad atmosfere cariche di fascino grazie alla complicità dell’architettura medievale.
Ogni anno durante la prima settimana di luglio e di agosto nuove porte entrano a far parte di questa insolita collezione d’arte che nasce tra l’altro in un grande contesto festoso all’insegna dello slogan “A Valloria si fa baldoria” (coniato dall’Associazione degli Amici di Valloria - Le Tre Fontane) fatto di iniziative gastronomiche e di proposte culturali diventate ormai appuntamenti fissi per migliaia di turisti italiani e stranieri, molti dei quali vi hanno comprato casa per vivere qui il loro sogno mediterraneo. Grazie a questa ritrovata vitalità Valloria si propone come esempio positivo per la realizzazione di un turismo sostenibile e consapevole capace di attirare nella pacata tranquillità e bellezza del suo paesaggio persone di ogni età senza intaccarne l’intrinseca bellezza. Pronti a partire?